Le Associazioni insieme ad Andrea e Angelo rispondono alle dichiarazioni del Sindaco di Verona Federico Sboarina. Riceviamo e pubblichiamo le dichiarazioni di Andrea e Angelo, la coppia aggredita lo scorso 11 agosto in Piazza Bra. La loro colpa, passeggiare tenendosi per mano. Dopo l’aggressione è stata organizzata una manifestazione a cui hanno partecipato centinaia di persone che con striscioni e bandiere arcobaleno hanno marciato, ballato e cantato affinché la violenza omofoba non avvenga mai più. A ridosso del corteo, nella zona del Lazzaretto, che fin dal dopoguerra è uno dei luoghi della città frequentati da persone gay, sono comparsi alcuni volantini omofobici, che parlano di “finocchi molesti” paragonati all’immondizia. Il volantino è firmato con un logo associato a un marchio contiguo all’estrema destra: una scala con uno dei pioli trasformati in dente di lupo, simbolo adottato dal nazismo e da un certo tipo di tifoseria veronese. La matrice è dunque chiarissima.
Sui giornali di venerdì 24 agosto, c’è la notizia che il gruppo di aggressori è stato identificato e che l’unico ad essere stato accusato di lesioni «è un ragazzo di origine romena» residente a Verona. Così il Corriere di Verona che parla di lui come di un «bullo» che ha probabilmente «bevuto qualche bicchiere di troppo». Il sindaco Sboarina ha rilasciato un’estesa dichiarazione alla notizia dell’individuazione del responsabile dell’aggressione: ha parlato di «polemiche dannose per la città e la sua immagine», di «reazioni a caldo che non servono a nulla», di Verona che «non è una città omofoba e che non discrimina». Ha detto che ci sono state delle «strumentalizzazioni» e ha citato i «valori positivi» in cui crede e che, secondo lui, «vengono presi a pretesto per descrivere ciò che non rappresentano e cioè l’omofobia»: «Sostenere la famiglia naturale non significa essere nemici di chi la pensa diversamente. Ad avvelenare l’aria ci pensano quelli che davanti ad ogni episodio cavalcano reazioni accentuate. Trasformare gli atti di un delinquente romeno con vari precedenti in un’etichetta ad un’intera città è pericoloso. Se c’è stato qualcuno che si è riempito la bocca con etichette immeritate oggi ci deve delle scuse».
Andrea e Angelo, hanno risposto punto per punto alle dichiarazioni del sindaco:
«Vorremmo precisare che dal sindaco Sboarina e dalla sua amministrazione non abbiamo ricevuto alcuna parola di sostegno e nessuna parola di vicinanza, come se la sua preoccupazione principale fosse semplicemente salvaguardare l’immagine di Verona. Concetto ribadito con forza anche dalle sue ultime dichiarazioni, arrivate solo dopo che l’aggressore è stato identificato come cittadino romeno. Le uniche vittime, in questa storia, siamo noi, non la città di Verona. Il sindaco non si è nemmeno pronunciato sui comportamenti dei vigili che in maniera menefreghista, al momento dell’aggressione, hanno accantonato il problema (Angelo e Andrea, dopo l’aggressione, hanno chiesto aiuto ai vigili presenti che hanno minimizzato e non sono intervenuti, a loro detta, in modo adeguato: hanno anzi chiesto loro di allontanarsi, ndr).
A noi poco importa che chi ci ha picchiati e offesi abbia o meno la cittadinanza, e questa sottolineatura da parte del sindaco ci suona molto male. Un’aggressione omofoba è una aggressione omofoba e non ha nazionalità. Noi non vogliamo prestarci ad alcuna strumentalizzazione o propaganda. Verona non sarà una città omofoba, come dice lui, ma i volantini lasciati al Lazzaretto parlano chiaro, nonostante qualche esponente della maggioranza di Sboarina si sia addirittura permesso di dire che quel volantino l’abbiano piazzato le uniche persone che dopo l’aggressione ci hanno sostenuto e hanno organizzato la manifestazione.
Stupiscono anche le parole di Sboarina sulla famiglia naturale. Io e Andrea siamo una famiglia: paghiamo le tasse, andiamo probabilmente negli stessi negozi del sindaco, respiriamo la sua stessa aria. Non veniamo da Marte. Dice che “sostenere la famiglia naturale non significa essere nemici di chi la pensa diversamente”, eppure il suo programma e molte sue parole lo smentiscono. Forse il sindaco non è consapevole di quanto sentirci dire che io e Angelo non siamo una famiglia ci offenda e ci ferisca. Non è consapevole degli insulti, delle risatine, fatte anche dai ragazzini del centro, quando passiamo mano nella mano: Andrea li riceveva anche a scuola. Forse Sboarina non è infine consapevole di come le politiche che difende non facciano altro che alimentare un clima d’odio e intolleranza. Il clima che stiamo respirando dopo la nostra esposizione mediatica sta avendo delle conseguenze reali su di noi: noi vittime stiamo vivendo una specie di seconda vittimizzazione, ci chiedono di fare silenzio e di non macchiare l’immagine di questa città. “Pericoloso” per la città è che si verifichino fatti di questo tipo e che le persone vengano aggredite: non costituisce un pericolo né raccontare la verità né che alcune persone si mobilitino.
E infine: ci dice che dovremmo chiedere scusa. A chi? Cosa intende dire con questa frase? Qualcuno ci ha aiutato, difeso e sostenuto nel modo giusto. E quel qualcuno non è lui. Siamo noi che ci aspettiamo delle scuse: come minimo dai vigili urbani che non hanno svolto in modo adeguato il loro dovere».
Come insieme di movimenti, associazioni, cittadine e cittadini di Verona e non solo che hanno preso parte alla manifestazione per Angelo e Andrea abbiamo ben poco da aggiungere alla loro replica. Precisiamo solamente che non abbiamo trasformato, come dice Sboarina, «gli atti di un delinquente romeno con vari precedenti in un’etichetta ad un’intera città»: abbiamo e continueremo a fare opposizione alle politiche discriminatorie della maggioranza di centro-destra del sindaco e continueremo allo stesso tempo, senza condizioni, ad essere accanto di chi subirà, a causa di questo clima, aggressioni omofobe, sessiste e razziste indipendentemente da chi le commetta.
Ricordiamo che Sboarina ha annullato durante il Tocatì dello scorso anno un incontro dedicato a storie di discriminazione gay e lesbica, ha accolto – dopo che altre città l’avevano rifiutato – il bus contro la cosiddetta ideologia del gender, ha promesso di togliere dalle biblioteche i libri gender, ha manifestato la propria contrarietà al Pride, ha censurato lo slogan gay friendly “sposa chi vuoi” in occasione della fiera “Verona Sposi”, ha permesso e ha partecipato a Verona al primo convegno nazionale di ProVita, associazione antiabortista che organizza ogni anno la “Marcia per la Vita” e che ha diversi legami con l’estrema destra.
Sboarina ha detto infine che «chi vuole vivere fuori dalle regole qui non trova spazio». Eppure ha difeso il suo consigliere comunale quando in aula ha fatto il saluto fascista.
Ci sono molti modi di essere «nemici di chi la pensa diversamente». Lo si può fare attivamente e in questo Sboarina si è impegnato molto. Ma lo si può fare anche con il silenzio. Anche non manifestando alcun sostegno ad Angelo e Andrea
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Assemblea 17 Dicembre
Arcigay/Arci Pianeta Milk Verona
Circolo Pink Verona
Non Una Di Meno Verona
Azione Antifascista Verona
Potere Al Popolo Verona
Andrea e Angelo